Risorse da attivare: il ruolo della Pedagogia Clinica in tempo di pandemia (e non solo).

 

Il periodo che stiamo vivendo ci porta talvolta allo scoraggiamento e alla paura. I nostri progetti e le nostre aspettative spesso sono disattesi o “messi in attesa”. La sensazione è quella di essere stati derubati di un qualcosa (quella che chiamiamo normalità) che davamo per scontato e che riconoscevamo come esperienza di vita per la quale ci eravamo preparati o comunque abituati. Spesso ci ritroviamo a desiderare che questo periodo passi il più velocemente possibile, il meno dolorosamente possibile, per poter tornare a ricalibrarci su uno scenario conosciuto e a lungo navigato, per il quale ci sentiamo preparati, “allenati”. Così facendo però perdiamo di vista un concetto fondamentale che, una volta restituito alla piena consapevolezza, può dare uno sguardo diverso a quello che stiamo vivendo. Se la logica che ci appartiene è quella di sentirci derubati di un qualcosa che ritenevamo legittimo perché “abituale” la naturale conseguenza sarà rimpiangere quello che ci è stato tolto e resistere con tutte le nostre forze a questo stato di ingiustizia. Se invece prendiamo quello che c’è in questo preciso momento (la pandemia, la zona rossa, lo scoraggiamento, la paura…) come quello con cui siamo chiamati a vivere come dato di fatto che nasce dal perpetuo mutamento nel quale siamo immersi… allora non cercheremo sconti o scorciatoie. Uscire dalla logica del “deve essere così perché è sempre stato così” ci permetterà di attivare le nostre risorse come abbiamo imparato a fare in passato con la differenza che prima lo facevamo in automatico perché sostenuti dalla coerenza ed efficacia delle nostre risposte alla realtà che conoscevamo.

Ora il nostro quotidiano ci chiede di mettere in campo quello che serve in questo preciso momento, diverso da quello con il quale eravamo soliti confrontarci. Accantonare approcci o schemi comportamentali che non sono più funzionali perché il contesto in cui viviamo non è quello che abbiamo sempre conosciuto è faticoso, a volte anche doloroso, ma è l’unico modo che abbiamo per vivere invece che sopravvivere. Possiamo rassegnarci, sederci ed aspettare che qualcuno o qualcosa ci restituiscano quello che pensiamo sia nostro di diritto, la nostra normalità intesa come la realtà che eravamo soliti conoscere e dare per scontata. Oppure possiamo decidere di attivare le nostre risorse, altre nostre risorse, nuove nostre risorse… per vivere questo specifico quotidiano, quello che sperimentiamo come reale ogni giorno. Non sappiamo cosa ci aspetta ma vivere questa esperienza oggi raccogliendone la sfida ci offre l’opportunità di ricordarci che costruiamo continuamente la nostra identità sull’incessante movimento degli eventi che viviamo. A noi la responsabilità di ricordarci chi siamo, da dove veniamo e decidere in quale modo vogliamo muoverci verso quello che ci aspetta. In tutto questo la Pedagogia Clinica si colloca come elemento che ricorda, in ogni tempo ed in ogni circostanza, la necessità di partire da noi stessi, dalle nostre potenzialità, abilità e disponibilità per poter crescere e orientarci verso nuove modalità di vita, più funzionali e coerenti con quello che il nostro contesto di vita ci chiede. Ora più che mai dobbiamo avere il coraggio di investire su noi stessi per poter vivere con consapevolezza e capacità quello che ci accade sapendo che poter contare sempre su di noi ci rende autonomi e protagonisti attivi della nostra vita, pandemie in corso o meno.