Richieste di aiuto

 

In questi giorni ho incontrato tante persone che mi hanno narrato di vivere in uno stato particolare, come di “allerta”, dovuto alla situazione di emergenza che stiamo vivendo. Scelgo volutamente di scrivere “stiamo vivendo” perché è proprio così: saremo anche nella fase tre o come la si voglia chiamare, ma è innegabile che da quando siamo stati catapultati nella realtà del “lockdown” abbiamo dovuto affrontare lo stravolgimento delle nostre vite per come eravamo abituati a viverle e non ne siamo più usciti. Quanto durerà tutto questo? Quali conseguenze ancora sconosciute porterà con sé?  Sento racconti diversi, di persone che hanno subito la perdita dei propri cari senza aver avuto la possibilità di poterli degnamente e ritualmente seppellire, sento di mamme che hanno portato a termine la gravidanza e hanno vissuto il parto in completa solitudine e isolamento, sento di genitori pieni di sensi di colpa per non aver potuto seguire i propri figli nella didattica a distanza come avrebbero voluto, sento di persone che hanno perso improvvisamente il lavoro e non sanno cosa succederà… Qualcuno dice timidamente che il peggio è passato …oppure no? Quando potremo davvero dire che ci siamo lasciati alle spalle questa immensa tragedia? Ed è vero che il virus tornerà in autunno, più temibile e pericoloso di ora? Troppe domande, troppe incertezze, troppo di tutto…

Come Pedagogista Clinico® mi sento fortemente chiamata in causa, so che posso dare il mio contributo per stare accanto a chi in questo momento di difficoltà sta più o meno silenziosamente chiedendo aiuto. Perché è di questo che si tratta, di richieste di aiuto che si esplicitano in primo luogo nella necessità di poter dar voce al proprio stato d’animo, al proprio bisogno di raccontare cosa si è vissuto e subìto e quali segni ciò sta lasciando dentro e fuori di noi. Essere di aiuto, in che modo? Vivendo lo stile metodologico proprio della Pedagogia Clinica  caratterizzato da rapporti simpatetici, assenza di giudizio, accoglienza, ascolto attivo, riflessione. Offrendo opportunità di sosta, narrazione, incontro, rielaborazione. Qualcosa che vada oltre la confidenza scambiata per strada o la telefonata che lascia trapelare uno sfogo. Lo studio di Pedagogia Clinica può diventare il luogo di arrivo e di ripartenza, dove si può depositare un peso e nello stesso tempo scoprire di essere pieni di risorse e abilità da attivare. Lo studio di Pedagogia Clinica è occasione di incontro, condivisione, crescita. Ora più che mai è uno spazio aperto a chi sente che “sfogarsi” quando l’occasione lo concede non è abbastanza, che volersi bene significa darsi il tempo e il modo giusto per essere sostenuti e accompagnati per crescere in consapevolezza e scegliere di vivere quello che il domani ci riserva con la maggior serenità e disponibilità possibile. Fermarsi per scelta, per darsi il tempo di ascoltarsi, di capire, di fare pace, di vivere.