Come Pedagogista Clinico® mi sento fortemente chiamata in causa, so che posso dare il mio contributo per stare accanto a chi in questo momento di difficoltà sta più o meno silenziosamente chiedendo aiuto. Perché è di questo che si tratta, di richieste di aiuto che si esplicitano in primo luogo nella necessità di poter dar voce al proprio stato d’animo, al proprio bisogno di raccontare cosa si è vissuto e subìto e quali segni ciò sta lasciando dentro e fuori di noi. Essere di aiuto, in che modo? Vivendo lo stile metodologico proprio della Pedagogia Clinica caratterizzato da rapporti simpatetici, assenza di giudizio, accoglienza, ascolto attivo, riflessione. Offrendo opportunità di sosta, narrazione, incontro, rielaborazione. Qualcosa che vada oltre la confidenza scambiata per strada o la telefonata che lascia trapelare uno sfogo. Lo studio di Pedagogia Clinica può diventare il luogo di arrivo e di ripartenza, dove si può depositare un peso e nello stesso tempo scoprire di essere pieni di risorse e abilità da attivare. Lo studio di Pedagogia Clinica è occasione di incontro, condivisione, crescita. Ora più che mai è uno spazio aperto a chi sente che “sfogarsi” quando l’occasione lo concede non è abbastanza, che volersi bene significa darsi il tempo e il modo giusto per essere sostenuti e accompagnati per crescere in consapevolezza e scegliere di vivere quello che il domani ci riserva con la maggior serenità e disponibilità possibile. Fermarsi per scelta, per darsi il tempo di ascoltarsi, di capire, di fare pace, di vivere.